Il Brigantaggio |
Un pò di storia..
Immerso in un paesaggio chiaro e aperto fatto di campi coltivati, Campolattaro sì nasconde con il suo centro storico ai fianchi di una collina che degrada ripida verso il Tammaro. Sembra che il toponimo più antico con cui è identificato sia "Campugattari", che plausibilmente deriva da "Campo di Walthario", nome di persona frequentemente usato presso i Longobardi. L'antica denominazione e la trasformazione del nome nei secoli, secondo altri studiosi, è legata a pascoli per armenti e alla produzione di latte. Le prime testimonianze scritte sull'esistenza di questo centro abitato risalgono al XII secolo, anche se reperti archeologici di epoca sannita prima e romana poi, confermano, senza ombra di dubbio, la presenza dell'uomo in forme associative già dal V-IV secolo a.C. L'insediamento dei Liguri Apuani deportati nel 180 a.C. nelle zone dell'Alto Tammaro dai consoli Bebio e Cornelio sicuramente interessò anche Campolattaro, come testimoniano i segni apotropaici del sole e della luna scolpiti sui portali delle antiche abitazioni, elementi questi che richiamano motivi analoghi rinvenuti nelle aree della Versilia e della Val di Magra a testimonianza di un indiscutibile ceppo comune. Nell'867 Campolattaro fu devastato dai Saraceni come tutto il territorio beneventano. Nel 1138, durante la dominazione normanna, fu distrutto, invece, da Re Ruggiero che - a quanto si narra - punì gli abitanti per aver accolto con giubilo la notizia della sua morte, poi rivelatasi infondata. A partire dal '500 si ebbero furiose lotte tra i suoi abitanti e quelli del vicino centro di Fragneto l'Abate per il possesso del feudo di Botticella. Nel 1656 una terribile pestilenza causò la morte di circa 500 persone bloccando lo sviluppo sociale del paese, che subì ulteriori lutti e miserie a distanza di poco più di un secolo, nel 1764, a causa della carestia che sconvolse l'intero Mezzogiorno d'Italia. Lenta ma graduale la ripresa negli anni successivi fino al colera del 1837 che seminò nuovamente morte e disperazione. A ricordo di tale evento rimane una croce posta da mani pietose nel campo detto "del Focale" dove fu allestito un cimitero per accogliere le circa 100 vittime dell'epidemia. La consistenza millenaria di questo paese traspare dal castello ancora oggi abitato, dall'antica torre e dal centro storico gravemente danneggiato dal terremoto del 1962. A questo fortilizio è legata la storia di antichi e terribili feudatari come i De Adenulfo, i Monforte, i Di Capua, i Blanch, padroni e signori di questo antico borgo agricolo fino alla fine della feudalità. A ricordo dell'antica civiltà medievale restano due porte di accesso al paese, i fondachi, le viuzze superstiti, le pietre e i portali. Celati in vicoli appartati oppure visibili nelle architetture della piazza principale queste testimonianze ricordano ai visitatori la loro antica origine, frutto di un abile lavoro artigianale tramandato di generazione in generazione fino ai giorni nostri. Dopo le molte peripezie il paese, che fino ad allora era appartenuto al Circondario di Pontelandolfo della provincia del Molise, venne annesso al Regno d'Italia e nel 1861 passò alla neonata provincia di Benevento, secondo un percorso amministrativo condiviso con quasi tutti gli altri comuni dell'odierna Comunità Montana. Il paese, pur nella sua travagliata storia, riprese a svilupparsi nella seconda metà dell'800. La prima metà del '900 fu, però, di nuovo periodo di sofferenza: centinaia furono i campolattaresi costretti a partire nella speranza di un avvenire migliore e grande fu il tributo di sangue offerto in occasione dei due conflitti mondiali.
La cultura
Questa è una terra in cui è ancora viva la cultura locale che trova nella conservazione delle tradizioni contadine e religiose, unita ad una storia ricca di avvenimenti e di dominazioni, la sua massima espressione. La particolarità di Campolattaro è che, pur essendo stato bersagliato nel corso dei secoli da numerosi eventi catastrofici naturali, è stato capace di mantenere l'antica fisionomia del centro storico. Qui troviamo la chiesa di S. Sebastiano, patrono della città, gravemente danneggiata dal terremoto del 1962. In essa è conservato un pregevole dipinto su marmo del XIX secolo raffigurante la Madonna della Misericordia, opera del pittore sannita Domenico Capobianco. Proseguendo per via Bebiana, possiamo accedere alla piazza principale dedicata ad Urbano de Agostini, uomo politico della seconda metà dell'Ottocento che fu sindaco del paese e si sforzò di dare un'impronta moderna al piccolo centro rurale istituendo, tra l'altro, una cassa di credito agrario. La piazza è dominata dal Castello (palazzo De Agostini), costruito, probabilmente, tra il X e I' XI secolo. Nel 1861 il palazzo fu saccheggiato e devastato dalla popolazione del paeseche,capeggiata da alcuni briganti, insorse contro i signori dell'epoca e trafugò, tra l'altro, la Tabula Alimentaria. La tradizione religiosa è molto sentita in questo Comune e si manifesta con sagre e feste soprattutto nel periodo estivo. L'ultima settimana di agosto, ad esempio, si rappresenta il martirio dei Santi Placido e Benedetto. La drammatizzazione viene fatta risalire ad un manoscritto anonimo del XVIII secolo. Il penultimo sabato di Agosto si svolge la sagra dei "Cicategli e Sausicchia" (cavatelli e salsiccia). I cavatelli sono una tipica pasta della zona, fatta a mano, che deve il suo nome alla forma che prende durante la lavorazione. I cavatelli sono quindi serviti con un ragù di pomodoro e salsiccia, che rappresenta un altro prodotto tipico della zona. Il 15 settembre si svolge la processione della Madonna del Canale, la cui statua è stata donata dal cardinale Orsini, arcivescovo di Benevento (che sarà poi papa Benedetto XIII), durante una visita pastorale.eu
Come arrivare a Campolattaro:
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